Ed è proprio questo il presupposto del progetto SPLAS, che ha coinvolto tecnici e ricercatori insieme ad acquacultori e pescatori per testare un nuovo polimero di origine naturale per arrivare ad impiegarlo al posto delle plastiche tradizionali negli impianti di allevamento di mitili. I test, effettuati dal personale del Cueim (Consorzio universitario economia industriale e manageriale) in tre distinti siti di acquacoltura dislocati a Ferrara, Chioggia e Messina, miravano appunto al “miglioramento dei processi produttivi della molluschicoltura offshore con l’eliminazione delle plastiche impiegate per l’accrescimento dei molluschi”, come ha spiegato il dottor Nicolò Passeri del Cueim durante l’evento conclusivo del progetto.
Tra i risultati più significativi raggiunti con l’iniziativa progettuale sostenuta dal fondo europeo per la pesca per il tramite del MASAF, c’è la prospettiva di contenere le plastiche che finiscono in mare derivanti dalle attività di allevamento dei mitili impiegando i biopolimeri in Mater-BI (mescola di origine naturale compostabile al 100%). Cambiando le plastiche standard oggi utilizzate dalla mitilicoltura nazionale, nella fattispecie retine e reste, porterebbe secondo il Cueim a tangibili vantaggi per l’ambiente: “La sostituzione in Italia delle plastiche tradizionali porterebbe a una diminuzione di 229 tonnellate di plastica in mare – ha affermato Passeri illustrando i risultati del progetto SPLAS -. In termini di impatti si risparmierebbero 79 tonnellate di CO2 per anno nei soli siti selezionati e 196 tonnellate totali di CO2 in Italia”.
Articolo pubblicato sul sito ufficiale di progetto: https://www.progettosplas.it/meno-229-tonnellate-di-plastiche-nel-mediterraneo-gli-scenari-di-splas/
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