È stato pubblicato il nuovo rapporto ONU “the Ocean and Cryosphere in a Changing Climate“ frutto di circa 7 mila ricerche scientifiche condotte dagli esperti scienziati del Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico (IPCC).
Il report sottolinea preliminarmente il legame diretto o indiretto che sussiste tra l’ essere umano e l’oceano e la criosfera ossia la porzione di superficie terreste coperta dall’acqua allo stato solido, ad esempio i ghiacciai e le calotte polari. L’oceano copre il 71% della superficie terrestre e contiene circa il 97% dell’acqua presente sulla Terra.
Gli oceani e/o la criosfera forniscono infatti dei veri e propri servizi di assorbimento e redistribuzione della CO2 e del calore oltre che di supporto all’essere umano nell’approvvigionamento di cibo e acqua, di energia rinnovabile con benefici per la salute e il benessere, la cultura, il turismo, il commercio e il trasporto.
L’aumento dei gas ad effetto serra introdotti dall’uomo hanno determinato delle risposte climatiche importanti che hanno esposto le comunità umane a bruschi cambiamenti, soprattutto nelle zone costiere, nelle piccole isole, nelle zone polari e quelle di alta montagna. Senza contare gli impatti generati sull’ecosistema marino e su quello terrestre.
Gli scienziati hanno osservato un restringimento generalizzato della criosfera dovuto al riscaldamento globale e un riscaldamento senza sosta degli oceani dal 1970 che hanno assorbito oltre il 90% del calore aggiuntivo prodotto a causa delle attività umane degli ultimi decenni.
Il livello medio del mare è aumentato con un’accelerazione negli ultimi anni, principalmente a causa dello scioglimento dei ghiacciai dalla Groenlandia e dall’Artico. L’aumento di cicloni tropicali e delle forti precipitazioni hanno dato luogo ad eventi estremi e pericolosi a livello costiero.
Importanti impatti sono stati registrati anche per i ghiacciai delle catene montuose. Si stima infatti che entro la fine di questo secolo le Ande, le Alpi europee e le catene montuose nell’ Asia settentrionale perderanno fino all’80 per cento dei loro ghiacciai con inevitabili conseguenze legate al limitato accesso alle risorse idriche.
Ulteriore criticità deriverebbe poi dallo scioglimento del permafrost che liberando centinaia di miliardi di tonnellate di anidride carbonica e metano potrebbero complicare se non vanificare molti degli sforzi per ridurre le emissioni dovute alle attività umane.
Il report non fornisce scenari rassicuranti, i cambiamenti continueranno ad essere sempre più evidenti sino alla seconda metà del 21° secolo e il livello del mare continuerà ad aumentare così come i pericoli costieri legati all’aumento dell’intensità delle precipitazioni e la formazione di cicloni tropicali.
È tuttavia ancora possibile intervenire a livello politico e sociale, adottando azioni volte a ridurre entro il 2030 le emissioni di anidride carbonica del 45 per cento rispetto ai livelli attuali.